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Cos'è il PNACC?

Il PNACC (Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici) è finalmente approvato in Italia dopo 6 anni di prove e quattro governi differenti. Era il lontano 2018 quando il Governo Gentiloni e l’allora ministro dell’ambiente Gianluca Galletti presentarono la prima bozza di Piano pubblicandola sul sito del ministero. Da allora si sono succeduti tre governi – il Conte 1, il Conte 2 e il Governo Draghi – e 2 ministri – Sergio Costa e Roberto Cingolani – ma nessuno ha mai adottato il documento in questione. Solo a fine 2022 è arrivato un primo segnale di svolta con la pubblicazione sul sito del MASE, guidato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, della bozza aggiornata del Piano, seguita dalla fase di consultazione e dall’approvazione finale.

Il 21 dicembre 2023, il decreto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha ufficialmente approvato il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Questo piano, che contiene “oltre 360 azioni rivolte ai sistemi naturali, sociali ed economici”, è progettato per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. In breve, il PNACC è lo strumento pensato per l’Italia per reggere e adattarsi alle sfide dettate dal nuovo clima.

Il Piano delinea chiaramente una serie di sfide imminenti, documentando criticità che variano dalla siccità, con anomalie del -40% nelle precipitazioni del 2022 in alcune regioni, fino alle previsioni che indicano un aumento del livello del mare italiano di quasi 19 centimetri entro il 2065.

Come riportato da quifinanza gli scenari futuri di emissioni del PNACC sono 3:

  • Scenario ad elevate emissioni: in questo scenario, le emissioni climalteranti continuano a crescere in modo incontrollato. Entro la fine del secolo, le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera saranno triplicate o addirittura quadruplicate rispetto ai livelli preindustriali. La temperatura globale aumenterà di 4-5 gradi, con conseguenze devastanti per l’ambiente e la società.

  • Scenario intermedio: in questo scenario, le emissioni climalteranti vengono gradualmente ridotte, ma non in modo sufficiente a evitare il riscaldamento globale. Entro il 2070, le concentrazioni di CO2 scendono al di sotto dei livelli attuali, ma la temperatura globale aumenta comunque di 2-3 gradi.

  • Scenario a mitigazione forte: in questo scenario, le emissioni climalteranti vengono ridotte drasticamente. Entro il 2050, le emissioni vengono dimezzate e la temperatura globale aumenta di 1,5 gradi.

 

La scelta dello scenario da perseguire è fondamentale per la definizione delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici. Se si sceglie lo scenario ad elevate emissioni, le azioni di adattamento dovranno essere molto intense, per far fronte agli impatti più gravi del cambiamento climatico. Se si sceglie lo scenario intermedio o a mitigazione forte, le azioni di adattamento potranno essere meno intense, ma sarà comunque necessario intervenire per ridurre la vulnerabilità dei sistemi socio-economici.

Tuttavia, se è vero che il piano c’è, devono esserci anche le risorse e la visione. Infatti sarà fondamentale che il Ministro dell’ambiente e al Governo Meloni stanzino le risorse economiche necessarie e ad oggi ancora assenti, non previste neanche nell’ultima legge di bilancio, altrimenti il rischio è che il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici resti solo sulla carta.

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